fbpx

La nascita di un fratellino o una sorellina

Ci sono alcuni bambini che accolgono l’arrivo di un altro bambino in casa con molto entusiasmo, altri con grande preoccupazione, talvolta con terrore. C’è chi fa finta che non esista e chi vorrebbe una bacchetta magica per farlo sparire: mi è anche capitato che un bambino dicesse che il fratellino si chiamasse come lui, sostenendo che in realtà fosse lui da piccolo.

In questi casi come possiamo aiutare i bambini ad accettare questo cambiamento, e da cosa dipende?

Diamo tutto il tempo necessario al fratello o alla sorella maggiore di elaborare questo cambiamento, senza avere fretta che siano contenti e sinceramente affezionati al fratellino o alla sorellina, con il tempo accadrà naturalmente.

Non solo, anche il rapporto e l’atteggiamento dei genitori potrebbe influire sui tempi di adattamento del figlio o della figlia maggiore: quanto più questo sarà stretto ed esclusivo, quanto più il bambino potrà sentirsi in qualche modo spodestato. A questo proposito, ricordiamoci però che tale rapporto si è già modificato durante la gravidanza: il bambino avrà avvertito nella mamma un odore diverso, movimenti più lenti. La mamma, da parte sua, attraverso il dialogo corporeo avrà comunicato al figlio la presenza sia mentale che fisica di un altro bambino fra loro. Per questo è importante iniziare già dalla gravidanza ad offrire al bambino delle suggestioni, sotto forma di storie e aneddoti, sulla nuova presenza che nascerà. Dando spazio alle fantasie e alle narrazioni circa la nascita e il periodo prenatale, che i bambini hanno vissuto di recente e che sono intrise di pensiero magico.[1] Cercheremo così di dar voce e di rassicurare con parole adatte, le più semplici possibili, il timore di essere abbandonati. Se i figli maggiori sono ancora molto piccoli, avranno colto in maniera ancora più intensa i messaggi e i cambiamenti corporei della mamma: in questi casi usiamo proprio il dialogo corporeo per trasmettere calore e sicurezza. Questa sorta di preparazione aiuterà anche i genitori, una volta nato il fratellino o la sorellina, a concepirli nella mente come fratelli e non come due figli separati.

Ho osservato spesso come la difficoltà di tenere insieme nella mente dei genitori due o più bambini

insieme si traduca successivamente in comportamenti di evitamento da parte dei fratelli maggiori. Questo non significa necessariamente che la madre o il padre preferiscano un figlio ad un altro, o non siano amorevoli e accudenti, ma che nella loro testa, complice anche la differenza di età fra i due, non riescano a vederli insieme. Accade che le mamme parlino di sensi di colpa verso uno dei due figli o verso tutti e due in momenti diversi. Sensi di colpa che possono tradursi, per esempio, nella difficoltà di dedicarsi contemporaneamente ad entrambi, o anche a mostrare atteggiamenti affettuosi nei confronti del più piccolo davanti agli occhi del più grande. Ciò è assolutamente normale: anche per i genitori avere un secondo figlio è un cambiamento che richiede tempo e va metabolizzato con calma.

A questo proposito, indipendentemente dall’età del figlio maggiore, creiamo occasioni per farli stare insieme, per conoscersi, per creare le radici di un legame che porteranno con loro per sempre. E ricordatevi che i vostri figli imparano quotidianamente dal vostro esempio: se vi vedranno sereni e affettuosi verso il nuovo arrivato, prima o poi anche loro lo saranno. Non vergognatevi di amare e coccolare il più piccolo davanti al più grande, dopotutto loro amano ciò che voi per primi gli mostrate di amare. La gelosia con il tempo si attenuerà, si trasformerà, e l’affetto fra fratelli durerà per sempre.        
Se gli equilibri familiari faticano a trovare un nuovo e armonioso assetto, contattami per una consulenza pedagogica su misura. 


[1]    Il pensiero magico è una modalità di pensiero che caratterizza i bambini fino ai sette anni. A differenza di quello adulto, che risponde a principi logici e razionali, quello magico mette in comunicazione eventi, pensieri, emozioni, propri ed altrui; esso è caratterizzato da animismo, ovvero i bambini attribuiscono sentimenti, volontà, desideri anche al mondo inanimato.